
Crescita del trasporto e impatto ambientale nel settore marittimo
Durante l’arco dell’anno e soprattutto in estate, milioni di passeggeri e tonnellate di merci attraversano ogni giorno le rotte marittime, rendendo il traffico navale un elemento cruciale nella mobilità turistica e commerciale del Paese. Ma a questa intensa attività corrisponde anche un aumento significativo delle emissioni climalteranti.
Nel 2024, nei porti italiani hanno transitato 19,3 milioni di passeggeri via traghetto, con una crescita del +3,1 % rispetto all’anno precedente. A questi si aggiungono 14 milioni di crocieristi (+3 %), segno di una domanda marittima in continua espansione. Anche il comparto merci ha visto un incremento: 480,7 milioni di tonnellate movimentate, con un +1,3 % rispetto al 2023.
Le proiezioni per il 2025 confermano questa tendenza:si prevede un’ulteriore crescita del traffico passeggeri, +2-3 % solo per i traghetti e +7,7% per i croceristi, e un consolidamento nei volumi di merci spinti dalla ripresa del turismo e dell’export. Questo significa più navi in movimento, più combustibile consumato e più emissioni GHG rilasciate in atmosfera, se non vengono adottate soluzioni in grado di ridurre le emissioni di gas climalteranti.
Dall’elettricità a bordo ai biocarburanti da scarto: come sta cambiando il bunkeraggio marittimo
Il settore marittimo sta vivendo una trasformazione profonda, guidata da soluzioni complementari che puntano a ridurre l’impatto ambientale lungo tutte le fasi operative. L’adozione di navi dotate di batterie al litio consente, ad esempio, di alimentare i servizi di bordo anche a motori spenti, riducendo le emissioni sia durante la navigazione che durante le soste. In porto, sistemi come il cold ironing permettono di collegare le navi alla rete elettrica da terra, eliminando la necessità di tenere accesi i motori durante le operazioni a banchina e migliorando così la qualità dell’aria nei pressi dei centri abitati. Anche i terminal portuali stanno diventando più efficienti e sostenibili grazie all’integrazione di tecnologie come gli impianti fotovoltaici, capaci di ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali e contribuire all’autosufficienza del sistema portuale.
All’interno di questo scenario si inserisce l’HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), una delle soluzioni più efficaci e già operative per la decarbonizzazione del settore marittimo. Per la stagione estiva, caratterizzata dal picco nei traffici passeggeri e merci, Ludoil prevede di coprire gran parte delle forniture di bunkeraggio con HVO a basso impatto ambientale, stimando una riduzione delle emissioni di CO₂ fino al 90% rispetto all’utilizzo di combustibili fossili tradizionali.
Prodotto da materie prime rinnovabili come oli vegetali, grassi animali e oli esausti da cucina, l’HVO è raffinato attraverso un processo di idrogenazione che ne assicura elevate prestazioni con un impatto ambientale molto più contenuto rispetto ai combustibili fossili. La transizione ecologica del settore marittimo richiede un approccio integrato, flessibile e tecnologicamente evoluto. L’impiego dei biocarburanti come l’HVO risulta particolarmente strategico nei periodi di massima intensità, quando il traffico marittimo e i relativi consumi raggiungono i picchi stagionali. Inserito in un mix energetico a basso impatto, l’HVO contribuisce a ridurre in modo concreto le emissioni di gas serra, migliorando la qualità dell’aria nei porti, lungo le coste e anche in mare aperto.